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MAIS SPINATO DI GANDINO
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 Alla ricerca del seme originario. I primi passi per la valorizzazione di questo prodotto sono stati mossi dall’amministrazione comunale nel 2007, quando Filippo Servalli, assessore alla cultura e la Proloco hanno deciso di riscoprire un patrimonio che per secoli aveva caratterizzato la coltivazione locale. Ritrovare il seme originario, però, non è stato facile. Negli ultimi anni, i terreni erano stati convertiti per piantare i moderni ibridi americani, molto più produttivi. Lo spinato era rimasto confinato negli orti di pochi agricoltori. Ed è proprio lì che sono andati a cercare. Il ritrovamento, nel 2008, di una vecchia pannocchia appesa alla trave del cascinale di Bernardo Savoldelli in località Ca’ Parecia (oggi custode del seme) ha permesso di risalire alla pianta originaria.

Qualche controllo incrociato. A questo punto entra in gioco la collaborazione scientifica con il CRA-MAC di Bergamo e in particolare con l’attività di ricerca di Paolo Valoti. Prima di tutto, sono stati confrontati i semi prelevati con quelli conservati nella banca del Germoplasma di Bergamo, che raccoglie i campioni di oltre 600 varietà tradizionali. Una volta appurato che si trattava proprio di quella varietà che, arrivando dal Veneto, era stata introdotta in Lombardia 400 anni prima, non restava altro che provare a piantarlo. I test in laboratorio sulla germinabilità, cioè sulla capacità che aveva conservato il chicco di mais di tornare a vivere, sono stati positivi e l’avventura è iniziata.

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