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ORIGINI DELL’AGRICOLTURA

AGRONOMIA

ITALIANO

STORIA

 

 

CRONOLOGIA

Attenzione: la storia dell’agricoltura è quasi sempre la storia di evoluzioni lentissime.
È inoltre una storia poco documentata: i momenti iniziali di importanti trasformazioni spesso ci sfuggono del tutto.
Lo schema cronologico che viene proposto in queste pagine deve quindi essere inteso come un puro orientamento.

ORIGINI DELL’AGRICOLTURA

Vicino oriente, Mediterraneo ed Europa

9000 a.c. Prime forme di coltivazioni dei cereali ai piedi delle montagne della Palestina e del Libano.
I primi agricoltori scelgono, fra tutte le piante a disposizione, quegli esemplari che meglio soddisfano i loro bisogni.
Comincia in questo modo un processo di selezione che, nel corso di migliaia di anni, porterà alla nascita di specie vegetali molto diverse da quelle esistenti spontaneamente in natura.
Dal 9000 al 6000 a.C. Prime forme di addomesticamento di ovini e caprini, seguiti, dopo un intervallo di tempo non ancora misurabile con esattezza, da bovini e maiali.
Dall’8000 al 6000 a.C. Diffusione dell’agricoltura nella Mezzaluna Fertile (Siria, Anatolia meridionale, Mesopotamia).
Diffusione dell’agricoltura in Europa, a partire dalla penisola balcanica. Gruppi di agricoltori avanzano nel continente, verso nord e verso ovest, abbattono tratti di foresta e dissodano nuove terre.
Dopo il 4000 a.C. L’aratro sostituisce gradatamente la zappa nella lavorazione dei campi. La nuova tecnica è legata probabilmente alla diffusione della concimazione con letame, e quindi alla necessità di lavorare la terra più in profondità.
Dal 5000 al 3000 a.C. Nelle valli del Nilo, del Tigri e dell’Eufrate si sviluppa un’agricoltura che dipende dalle inondazioni periodiche dei fiumi. Per controllare le acque si costruiscono dighe, canali di irrigazione, bacini.
In queste zone si sviluppano le prime civiltà urbane.


Asia orientale e meridionale

Fra 7000 e 5000 a.C. Nascono le prime forme di coltura: il miglio nelle zone fredde della Cina settentrionale, il riso nelle zone monsoniche e paludose dell’Asia sudorientale.
Il riso diventa ben presto il principale alimento delle popolazioni asiatiche, anche in ambienti molto diversi da quelli d’origine.
Viene addomesticato il maiale, seguito da bovini e da altri animali.


America

Circa 5000 a.C. In zone ad alta quota delle Ande si cominciano a coltivare la patata e altri tuberi resistenti al freddo.
In America centrale comincia la coltivazione del mais.
Vengono addomesticati alcuni tipi di camelidi, come il lama.
In America Meridionale e Centrale gli altri animali di grossa taglia, come i bovini, si erano già estinti da migliaia di anni; la mancanza di animali da lavoro costituiì uno dei limiti più rilevanti dell’agricoltura nelle civiltà precolombiane.


CIVILTÀ MEDITERRANEE E GRECIA

Dopo il 2000 a.C. La coltivazione della vite e dell’ulivo si diffonde dal Vicino Oriente al mondo greco.
Si afferma nel mondo mediterraneo il sistema della rotazione su due anni, con l’alternanza tra la coltura di cereali e il maggese, un campo lasciato per un anno a riposo senza coltura. Questo sistema sarà praticato per migliai di anni fino al Medioevo, affiancato e poi sostituito gradatamente da altri tipi di rotazione.
V scolo a.C. L’agricoltura greca assume un carattere mercantile, con abbondanti esportazioni di vino ed olio.


ROMA

Circa XI secolo a.C. Prime tracce di occupazione dei colli su cui sorgerà Roma. L’economia è ancora basata prevalentemente sulla pastorizia.
In seguito, la coltura di cereali, soprattutto del farro, si affianca alla pastorizia.
Fine del III secolo a.C. In Italia si sviluppa la villa, grande proprietà terriere schiavista, che produce prevalentemente il mercato.
L’esportazione di vino ed olio ha come contropartita l’importazione di grano dalla Sicilia e dall’Egitto.
Catone scrive un importante trattato di agronomia.

I secolo a.C. – Il secolo d.C. La grande proprietà terriera in Italia si orienta verso l’allevamento brado del bestiame.
Inizia lo spopolamento delle campagne, dove si formano immensi latifondi che lasciano gran parte del terreno incolto o a pascolo.
Vi è però un grande interesse da parte della letteratura per i problemi agricoli. Virgilio scrive le Georgiche, un’opera in versi dedicata al lavoro dei campi; Columella scrive un trattato di agronomia che nei secoli successivi verrà conservato e studiato con attenzione.
Dal III_IV secolo d.C. Nelle campagne poco per volta viene abbandonato lo schiavismo; subentra il rapporto di colonìa: la terra viene divisa in piccoli lotti e data in concessione a servi e semiliberi.


MEDIOEVO

VI-VIII secolo d.C. Grave decadenza della società occidentale. Crolla la produzione agricola, le campagne si spopolano, le città si trasformano in deserti di rovine.
I monasteri benedettini riescono a mantenere a coltura le terre sotto il oro controllo, e a conservare il ricordo delle colture specializzate, come quelle della vite e dell’olivo.

VIII-X secolo Alcuni documenti scritti dell’età di Carlo magno ci permettono di conoscere con una certa precisione il funzionamento del sistema curtense. La grande azienda agricola, di proprietà dei nobili o di enti ecclesiastici, è divisa in due parti: i mansi, dati in coltura alle famiglie contadine; la pars dominica, gestita direttamente dal padrone.
Le tecniche agricole sono rudimentali; la resa delle colture è bassissima.

VIII-XII secolo Grande sviluppo dell’agricoltura araba. In Spagna, conquistta dai Musulmani nel 711, e in Sicilia, sotto dominio arabo dal 902 al 1060, si diffondono nuove colture, come quella del cotone, degli agrumi e della canna da zucchero.
Per far fronte alla scarsità di acqua , si sviluppano raffinate tecniche di ingegneria idraulica. Anche la ricerca scientifica ha un grande sviluppo.
La riconquista da parte delle forze cristiane spesso provoca un ritorno a condizioni di vita e di lavoro più arretrate.

XI-XIII secolo Graduale dissoluzione del sistema curtense. Si afferma la proprietà privata borghese della terra, che comincia ad essere gestita come un’impresa commerciale.
Alla rotazione agricola biennale, tipica dell’agricoltura mediterranea, si sostituisce gradatamente la rotazione triennale (un anno a cereali invernali, un anno a cereali estivi, un anno a maggese).
Compaiono nel Nord Europa nuovi strumenti di lavoro, come il grande aratro a versoio, che permette di lavorare più a fondo la terra.
I cavalli cominciano a sostituire i buoi come animali da lavoro.
Queste innovazioni si diffondono molto lentamente nell’Europa meridionale; in Italia soprattutto, a causa della diversa conformazione del terreno, per lungo tempo continuano ad essere applicate le tecniche più antiche.


ETÀ MODERNA

1492 Scoperta dell’America. Durante il viaggio di ritorno, Cristoforo Colombo porta in Europa i primi esemplari di mais e di altre piante americane; queste all’inizio vengono considerate delle semplici curiosità botaniche.
XVI-XVIII secolo Si diffondono in Europa i principali prodotti importati dalle Americhe: oltre al mais, la patata, il pomodoro ecc.
Agli inizi del Cinquecento i Mori vengono espulsi dalla Spagna, e si portano con sé alcuni esemplari di mais. Questa coltura ha una grande diffusione nei paesi musulmani.
Nello stesso tempo in America vengono importate le specie animali e vegetali del Vecchio Mondo.
Le colonie spagnole e portoghesi del Sud America sono sottoposte ad un intenso sfruttamento economico, le popolazioni locali vengono ridotte in stato di schiavitù. Ben presto però inizia il trasporto di schiavi neri dall’Africa.
Alcune piante tropicali, come il caffè, il tè, provenienti dall’Asia, il cacao, il tabacco, provenienti dall’America, sono trapiantate anche in zone lontane da quelle d’origine, e diventano oggetto di un attivo commercio internazionale intercontinentale.

ETÀ CONTEMPORANEA

XVIII-XIX secolo Si diffonde, a partire dal Nord Europa, la rotazione su quattro anni: il maggese è sostituito con la coltura di leguminose, che fertilizzano il terreno.
Si sviluppa l’allevamento del bestiame in stalla, nutrito con foraggi coltivati appositamente oltre che con l’erba dei pascoli liberi. Le vicende dell’agricoltura cominciano a provocare grandi movimenti migratori.
1848 In Irlanda la malattia delle patate causa una spaventosa carestia, e obbliga gran parte della popolazione a fuggire negli Stati Uniti d’America.

Fine XIX-inizi XX secolo Dalle campagne dell’Italia e dell’Europa orientale, in preda alla crisi economica, milioni di persone emigrano verso l’America del Nord e del Sud.

Fine del XIX-XX secolo L’agricoltura comincia a dipendere dai prodotti della città industriale: fertilizzanti chimici, macchine sempre più complesse, azionate da motori a vapore o a combustione interna.
Lo sviluppo della navigazione a vapore e delle ferrovie permette il commercio su lunghe distanze anche di prodotti pesanti e ingombranti, come i cereali. La refrigerazione permette la conservazione e il trasporto di frutta e ortaggi.

Seconda metà del XX secolo La ricerca scientifica applica all’agricoltura le nuove conoscenze di genetica. Vengono prodotte artificialmente nuove specie vegetali e animali.
L’enorme aumento della popolazione, e i problemi derivanti dalla fine del sistema coloniale, mettono in crisi l’agricoltura dei paesi più poveri. In Asia e in Africa vi sono carestie catastrofiche.

La diffusione dell’agricoltura su nuove aree disboscate e l’impiego sempre più massiccio di prodotti chimici, rendono sempre più urgente la soluzione di gravi problemi ambientali.

Domani? Ci si chiede se in futuro il nostro pianeta sarà in grado di nutrire una popolazione che si avvia a raggiungere ben presto i dieci miliardi di persone.

I CIBI E LE BEVANDE

Le informazioni sulle condizioni di vita nel Medioevo provengono dagli archivi e dalle biblioteche delle abbazie

La documentazione sulla prima parte del Medioevo, che è pervenuta a noi ed è stata messa a disposizione degli storici, è obiettivamente limitata. Le poche testimonianze scritte risalgono all’epoca carolingia e provengono quasi esclusivamente dagli archivi e dalle biblioteche dei monasteri.
Proprio partendo dalle informazioni contenute in un libro catastale della fine dell’XI secolo, una specie di inventario su tutte le proprietà possedute dall’Abbazia di Saint-Germain-des-Prés, vicino a Parigi, la storiografa e scrittrice inglese Eileen Power ha descritto in uno studio le condizioni di vita dell’epoca.


I contadini si dedicano al lavoro nei campi e alla famiglia

Protagonista principale è il contadino Bodo, raccontato mentre volge la sua attività (semina, raccolta ecc.) ma anche nei momenti di svago (nella taverna in compagnia degli amici o durante una fiera). Bodo è un uomo allegro e gentile, dedito alla famiglia e soprattutto al duro lavoro della campagna che esegue con rassegnata obbedienza. La sua giornata inizia sin dalle primissime ore dell’alba e la sua vita quotidiana è scandita dagli impegni inderogabili imposti dall’attività nei campi. Quando torna a casa, insieme ai figli trova ad attenderlo la moglie intenta a preparare la cena, ma fa appena in tempo a consumare il pasto prima di andare a letto e aspettare una nuova giornata di lavoro.


La loro alimentazione è costituita soprattutto da cereali

Che cosa mangiava la gente di campagna nel Medioevo? Le descrizioni della storiografa inglese confermano le informazioni pervenuteci anche da altre fonti di origine catastale. I cereali erano l’alimento principale dell’epoca e venivano usati soprattutto per produrre il pane, spesso di farina di frumento, anche se i contadini più poveri si accontentavano della farina di segale. Le farine disciolte nell’acqua e poi portate a ebollizione diventavano anche delle zuppe saporite. I condimenti più usati erano il lardo e lo strutto perché il burro era molto costoso. Il dolcificante più diffuso era il miele.

La carne è appannaggio quasi esclusivo dei ricchi

La carne cotta, condita con spezie e servita con intingoli gustosi, era la vivanda più frequente nei banchetti dei nobili e dei ricchi proprietari terrieri. Le più utilizzate erano le carni ovine, poi le suine (consumate come insaccato o conservate sotto sale), infine le bovine.


Poca la frutta e la verdura

Scarso invece l’utilizzo di frutta e di verdura fresca che era addirittura sconsigliata dai medici perché considerata poco digeribile.


Si beve vino in grande quantità...

… mentre il latte viene usato per lo più nella preparazione del formaggio

Per quanto riguarda le bevande, sappiamo che si faceva largo uso di vino: i nobili, in particolare, iniziavano il loro pranzo sorseggiando un bicchiere di bianco o di rosso. Si beveva invece poco latte che serviva piuttosto per produrre il formaggio, cibo riservato ai poveri perché ritenuto poco nutriente. Alcune testimonianze provenienti da fonte letteraria raccontano però che proprio il formaggio fosse uno degli alimenti preferiti di Carlo Magno. L’imperatore amava soprattutto quello “bianco e grasso” ma, malgrado qualche perplessità iniziale, non disdegnava il gorgonzola.