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QUARTA FASE
 
IL PANE NEI RITI SACRI
AGRONOMIA ITALIANO STORIA RELIGIONE INGLESE

Rito= rendere visibile l'invisibile.
Il pane, come altri cibi, è stato usato ben prima dell'avvento del cristianesimo in riti religiosi come oggetto da offrire alla divinità. Dall'Epopea di Gilgamesh, un racconto epico di fondamentale importanza della religione babilonese, apprendiamo che già nel secondo millennio a.C. il pane era offerto agli dèi come oggetto consacrato. Anche in altre culture del Mediterraneo antico, in cui si coltivava il grano e l'alimentazione era incentrata sul consumo di cereali, il pane ha avuto un posto d'onore nei rituali.
Soltanto nel cristianesimo, d'altro canto, la consacrazione del pane e il suo sacrificio in quanto «corpo di Cristo» hanno assunto un valore così centrale e assoluto.
Su questo punto, il cristianesimo si differenzia dalle religioni classiche come quella greca e quella romana.
Per i greci, il cibo privilegiato offerto nei grandi sacrifici pubblici - che costituivano il cuore della religione delle città greche – era la carne degli animali uccisi per essere offerti alle varie divinità. Anche i greci avevano una divinità protettrice dei cereali (e dunque del pane), Demetra in onore della quale, a partire dal VII secolo a.C., si celebrarono in una cittadina vicino ad Atene, Eleusi, riti misterici celebri. Proprio, però, la natura misterica di questi riti, che impediva agli iniziati di svelarne il contenuto, ci impedisce di saperne se per esempio a Demetra fosse offerto in sacrificio il pane.
Se si vuole trovare un precedente al rito cristiano, occorre guardare alla religione dell'Israele antico. In alcune antiche feste ebraiche, attestate nell'Antico Testamento, sono presenti usi sacrali del pane. Per Shavu'ot, la festa del raccolto o Festa delle Settimane, ad esempio, gli israeliti recavano al loro Dio come oblazione due pani di grano.
Questa festa aveva luogo cinquanta giorni (sette settimane) dopo la Pasqua e divenne perciò nota col nome greco di Pentecoste: commemorava il giorno in cui Mosè ricevette le Tavole della Legge sul monte Sinai. Vi era poi Hag ha-Matsot, la festa del Pane Azzimo, una delle tre grandi feste agricole celebrate dagli israeliti dopo il loro stanziamento nella terra di Canaan. Essa era originariamente un rito di ringraziamento all'inizio del racconto del grano, ma più tardi venne unita alla festa pastorale nomade della Pasqua, la commemorazione storica dell'uscita di Israele dall'Egitto. Per sette giorni gli ebrei mangiavano solo pane non lievitato, come segno di un nuovo inizio. Un precedente importante del rito cristiano è, infine, il «pane della presenza», che gli israeliti erano soliti deporre davanti al Santo dei Santi nel Tempio di Gerusalemme: sopra una tavola, su due pile, venivano poste dodici focacce di pura farina di grano, rappresentanti le dodici tribù di Israele e la loro alleanza eterna con Jahé. Ogni sabato esse venivano rimpiazzate e mangiate dai sacerdoti. Proprio questi precedenti, d'altro canto, aiutano a comprendere meglio la profonda e radicale novità rappresentata dal rito cristiano, che presuppone l'identificazione di Gesù come «pane di vita» col pane offerto dal sacerdote (Giovanni 6).
Se si vuole trovare un parallelo occorre guardare a una religione lontana nel tempo e nello spazio tipicamente sacrificale come quella degli aztechi. Essi usavano fare un impasto simile al pane dei semi del papavero e lo modellavano a forma del dio Huitzilopochtli. Questo pane a forma di figura umana veniva poi spezzato e mangiato dai sacrificanti, con lo scopo di «mangiare il dio» per assimilarne sostanza e poteri.